Tatuaggi in Italia: 13 persone su 100 scelgono di farlo
Alcuni numeri sullo scenario dei tatuaggi in Italia
I tatuaggi in Italia, come nel resto del mondo, vanno di moda e sempre di più sono quelli che scelgono di colorare la propria pelle con un tatuaggio.
In questo articolo abbiamo deciso di riportare uno studio condotto dall’ ONDICO, in collaborazione con l’IPR marketing, che ha indagato lo stato attuale dello scenario dei tatuaggi in Italia. La ricerca, in breve, rivela che in Italia quasi sette milioni di persone, ovvero il 12,8% della popolazione, decora la propria pelle con dei tatuaggi.
Tatuaggi in Italia: i numeri
Dai dati osservati è emerso che i tatuaggi in Italia sono più diffusi tra le donne (il 13,8% delle intervistate) rispetto agli uomini (11,7%). Il primo tatuaggio viene effettuato a 25 anni, ma il numero maggiore di tatuati riguarda la fascia d’età tra i 35 e i 44 anni (29,9%).
Circa 1.500.000 persone invece hanno tra i 25 e i 34 anni. Tra i minorenni la percentuale è pari al 7,7%. La maggior parte è soddisfatta del tatuaggio (il 92,2%), tuttavia un’elevata percentuale di tatuati, ben il 17,2%, ha dichiarato di voler rimuovere il proprio tatuaggio e di questi il 4,3% l’ha già fatto.
Gli uomini preferiscono tatuarsi braccia, spalla e gambe, le donne soprattutto schiena piedi e caviglie.
Un tatuato su quattro (25,1%) risiede nel Nord Italia, il 30,7% ha una laurea e il 63,1 % lavora. Il 76.1% dei tatuati si è rivolto ad un centro specializzato di tatuaggi e il 9,1% ad un centro estetico, ma ben il 13,4% lo ha fatto al di fuori dei centri autorizzati e ciò può costituire una rilevante fonte di rischio.
Perché è importante rivolgersi ai centri specializzati
“Capire chi si tatua e dove, come lo fa e con quale consapevolezza, tracciare una sorta di demografia del tatuaggio significa comprendere meglio le criticità connesse a questa pratica e di quali regole ci sia bisogno perché sia effettuata in piena sicurezza – afferma Alberto Renzoni, esperto dell’Istituto Superiore di Sanità che ha coordinato l’indagine.
Il 22% di chi si è rivolto a un centro non ha firmato il consenso informato. È invece necessario non solo firmarlo ma che nel farlo ci sia un reale consenso e una reale informazione, considerato inoltre che una fetta consistente delle persone tatuate è rappresentato da minori che potrebbero farlo solo con il consenso dei genitori”.
Se, come ci dicono i dati attuali, il fenomeno e la fascinazione del decoro della pelle è in crescita, è necessario perciò che lo sia anche l’informazione su questa pratica e le regole nelle quali attuarla.
“Il tatuaggio – spiega Renzoni – non è una camicia che si indossa e si leva, è l’introduzione intradermica di pigmenti che entrano a contatto con il nostro organismo per sempre e con esso interagiscono e possono comportare rischi e, non raramente, anche reazioni avverse e per questo è fondamentale rivolgersi a centri autorizzati dalle autorità locali, con tatuatori formati che rispettino quanto descritto dalle circolari del Ministero della Salute”.