Il THC può creare danni al cervello? Ecco perché
Il THC può creare danni al cervello? Una domanda che spesso ci viene posta
In molti ci hanno chiesto se il THC può creare danni al cervello ed è per questo che abbiamo deciso di scrivere un articolo in cui vi spieghiamo tutto ciò che c’è da sapere in merito.
Cos’è il THC
Il THC, ovvero il Delta-9-tetraidrocannabinolo, è uno dei maggiori principi attivi della Cannabis.
Potrebbe essere responsabile di alterazione a livello cerebrale e vi spiego perché uso il condizionale.
Tutte le droghe, contenendo sostanze farmacologicamente attive, possono essere dannose: questo dipende dalla concentrazione dei principi attivi contenuti in una dose, dalla qualità della sostanza, dal tempo di somministrazione.
Sono sostanze importanti se usate in maniera corretta. Pensiamo per esempio all’importanza della Morfina o dell’Oppio in sala operatoria o della Cannabis per uso terapeutico.
Come il THC può creare danni al cervello
Danni permanenti alle strutture neuronali sono state evidenziate in numerosi studi e pubblicati su riviste scientifiche qualificate, ma la materia è ancora oggetto di studio.
Le dimensioni del cervello crescono fino a 5 anni e il suo sviluppo continua fino all’età adulta; un’esposizione cronica al THC in età adolescenziale è critica, meno critica, ma non per questo innocua, è l’esposizione di un adulto in cui il cervello si è già sviluppato completamente.
Con il THC il danno non si manifesta in maniera acuta come può accadere con un overdose di eroina (che porta ad una depressione respiratoria e quindi morte) o come si manifesta fumando cristalli di crack o sniffando cocaina (ipertermia, tachicardia, danni cardiovascolari); il danno s’instaura a livello delle strutture nervose, più o meno velocemente.
Perché il THC può creare danni al cervello
Da cosa dipende? Questo dipende dalla predisposizione genetica delle persone al “danneggiamento” delle strutture anatomiche e determina col tempo Psicosi, Schizofrenia, Depressione.
Un primo sintomo di alterazione è quella che si definisce “riduzione della volontà“, che si manifesta con un disinteresse verso le normali attività quotidiane che la persona in questione deve svolgere.
Molti pensano:“se fumo una canna a settimana non mi fa mica male!” Siamo sicuri? Siete sicuri? In base a quale principio si può affermare una cosa del genere?
Il meccanismo d’azione (detto in poche parole) è questo:
Il THC assunto con la sostanza estranea si lega al recettore neuronale per gli endocannabinoidi, bloccando la via neuronale e “bruciandola”; il THC, lipofilo (cioè che si scioglie nei grassi) va a depositarsi dove ci sono i lipidi, riesce a superare la barriera ematoencefalica, (una struttura anatomica che protegge il sistema nervoso centrale) e arriva al Sistema Nervoso Centrale, dove lega i suoi recettori ed inibisce la trasmissione neuronale. E a differenza delle altre droghe, proprio perché lipofila, rimane nel nostro organismo per mesi.
Gli effetti della cannabis sul cervello
Allora la Cannabis che viene utilizzata per uso terapeutico fa lo stesso effetto?
Ho detto prima che è importante tenere presente Qualità-Dosaggio-Tempo di Somministrazione
La Cannabis prodotta per uso terapeutico viene coltivata in maniera rigorosa e con un controllo molto accurato, il prodotto viene reso disponibile in varie concentrazioni di Principio Attivo.
Il Medico Specialista in terapia del dolore, in base al tipo di dolore, in base alla tipologia della persona che ne ha bisogno, stabilisce individualmente la dose, la frequenza e la modalità di somministrazione.
La Cannabis che non viene coltivata seguendo questo rigore può contenere concentrazioni variabili di principio attivo, a volte anche molto alte; oggi si trovano sostanze provenienti da coltivazioni super-selezionate che rendono le infiorescenze molto ricche di Principio Attivo.
Pensate, negli anni 60 il prodotto che si trovava sul mercato conteneva concentrazioni dell’1-2%, per cui, per esempio, la dose di THC assunta fumando marijuana era limitata.
Oggi si trovano prodotti che contengono concentrazioni anche 100 volte più alte.
Da questo si evince quanto sia facile che una persona non sappia né la provenienza né la quantità di principio attivo che sta assumendo.
La Cannabis è considerata una “droga di comunità“, non amplifica la performance, ma ha un potere ansiolitico, disinibitorio, fumandola ci si sente meglio con gli altri, più rilassati, ebbene questa sensazione, quasi piacevole lì per lì, può far pensare che la sostanza sia innocua; una volta veniva considerata una droga leggera, oggi non lo è più, è una sostanza che come le altre droghe può far danni.
Ad ogni modo un consulto con uno specialista per chi ne ha fatto un uso cronico è sempre consigliabile, in quanto la ricerca va avanti e le terapie si evolvono.
C’è veramente bisogno di ricorrere a sostanze d’abuso per essere più rilassati e sentirsi meglio?
La nostra vita è una, salvaguardiamola!
Dott.ssa Giusi Marrapodi